• 10 Novembre 2015

A Trento il punto sull’anticipazione del futuro

A Trento il punto sull’anticipazione del futuro

A Trento il punto sull’anticipazione del futuro 1024 698 Roberto Paura

L’Italia torna protagonista del dibattito mondiale nel settore dei futures studies dopo aver contributo all’affermazione di questo ambito di studi prima con la figura di Aurelio Peccei, fondatore del Club di Roma, e poi con quella di Eleonora Barbieri Masini, tra i fondatori della World Futures Studies Federation. Lo fa con il primo convegno internazionale sull’Anticipazione, organizzato dal Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale di Trento dal 5 al 7 novembre scorsi. Un evento che ha coinvolto circa 300 studiosi provenienti da tutto il mondo, dagli Stati Uniti al Giappone, dal Sudafrica alla Russia, sotto l’egida della prima cattedra UNESCO di Sistemi anticipatori, retta dal professor Roberto Poli dell’Università di Trento, membro inoltre del Comitato scientifico dell’Italian Institute for the Future. Nel suo intervento di apertura del convegno, il professor Poli ha fissato i punti fermi del dibattito sull’Anticipazione: si può parlare di comportamento anticipatore quando si utilizza il futuro per determinare un processo decisionale. E ha spiegato la differenza tra previsione e anticipazione con l’esempio della meteorologia: un bollettino meteorologico è una previsione, mentre prendere l’ombrello prima di uscire di casa in conseguenza della previsione meteorologica è un comportamento anticipatore. Da questo presupposto sono partiti i lavori dell’intensissima tre giorni, alla quale ho preso parte in qualità di presidente dell’Italian Institute for the Future, intervenendo con una relazione nel pomeriggio di sabato 7 novembre dal titolo “Science Fiction and Anticipation. A contribution to futures studies and foresight practices”.

L’anticipazione sociale rappresenta il passo successivo dell’elaborazione teorica nell’ambito dei futures studies. Dopo aver perfezionato, nel corso dei decenni, i metodi di previsione sociale, elaborando strumenti sempre più potenti per analizzare il futuro, ora è il momento di passare alla fase applicativa, modificando i nostri comportamenti e le nostre politiche attraverso comportamenti in grado di anticipare il futuro anziché subirlo. Qualcuno ha notato come risulti particolarmente calzante, in questo contesto, la celebre affermazione di Karl Marx: “I filosofi hanno solo interpretato il mondo in vari modi; ma il punto ora è di cambiarlo”. Secondo Riel Miller, direttore dell’area Foresight all’UNESCO (e di cui è prossima l’uscita di una pubblicazione targata UNESCO dal titolo Transforming the Future: Anticipation in the 21st Century), lo sviluppo della disciplina dell’anticipazione favorirebbe l’affermazione a livello mondiale di un nuovo paradigma in grado di rovesciare l’attuale e ormai sorpassato modello di comando, predizione e controllo che ha colonizzato e ristretto il nostro futuro. C’è invece bisogno di democratizzare il futuro: “La democrazia è sapere prima di scegliere”, ha precisato Miller.

Obiettivi ambiziosi che si sposano perfettamente con quelli dell’Italian Institute for the Future. Già nel nostro Manifesto “Ricostruiamo il futuro” scrivevamo infatti:

Questo grande fermento nel settore dei futures studies resta tuttavia limitato dalla volontà di analizzare gli scenari futuri senza assumersi il compito di influenzarli. Il concetto stesso di “studi sul futuro” è limitante. Per quanto sia fondamentale iniziare a studiare gli scenari a lungo termine, ignorati dalla ricerca istituzionale, non si può pretendere che il futuro sia un oggetto di studio indipendente da colui che lo studia. Lo studio stesso del futuro può influenzare la sua realizzazione. L’obiettivo dev’essere dunque quello di individuare, tra i diversi scenari futuri possibili, quello più auspicabile. Un autentico movimento per il futuro deve porsi il compito di proporre delle proprie visioni di lungo periodo e di indicare, proporre e possibilmente adottare (o far adottare) tutti i mezzi necessari affinché quella visione si traduca in realtà. Il compito che ci dobbiamo porre oggi non è quello di limitarci a studiare e analizzare i diversi possibili futuri, ma di costruire il miglior futuro possibile.

Il nuovo paradigma dell’anticipazione sociale può rappresentare la svolta necessaria per far uscire i “futures studies” dal ristretto circolo accademico e professionale nel quale oggi in parte ristagnano, e metterli invece a disposizione delle istituzioni. Una società sempre più complessa come quella in cui viviamo ha bisogno dell’anticipazione per progettare al meglio le proprie politiche di lungo periodo. Anticipare i cambiamenti e le sfide del futuro renderà la nostra società più resiliente e in grado di adattarsi a trasformazioni che si succedono a un ritmo sempre più tumultuoso. Se vogliamo evitare lo scenario prefigurato già nel 1989 da un libro che resta attualissimo, The Collapse of Complex Societies di Joseph Tainter, ripreso nelle sue conclusioni da molti altri studiosi successivi, da Jared Diamond a Nassim Taleb, da Peter Turchin a John Casti, l’anticipazione è l’unica metodologia che possiamo applicare agli attuali sistemi di policy-making per renderli in grado di affrontare una complessità che in caso contrario è destinata a distruggere il nostro mondo.

Il convegno sull’anticipazione di Trento è solo il primo passo. Nel 2017 si terrà una seconda edizione, con l’obiettivo di proseguire il dibattito con un grande convegno ogni due anni. Ma se il mondo delle scienze sociali sembra pronto ad accogliere con entusiasmo la portata rivoluzionaria di questa nuova disciplina, istituzioni e decisori politici sono rimasti indifferenti, come dimostra la loro assenza dalle sedi di discussione durante il convegno trentino. Il prossimo passo è allora quello di uscire dalle mura delle università per perfezionare i nuovi strumenti dell’anticipazione insieme con i decision-makers, per rinnovare insieme i nostri processi decisionali e rendere la nostra società finalmente in grado di non farsi cogliere impreparata dai cambiamenti, ma di saperli gestire e valorizzare. L’Italian Institute for the Future cercherà di fare la sua parte in questa grande sfida per un futuro migliore.

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