• 29 Dicembre 2020

Scenari dell’integrazione europea nei Balcani tra “fatica di allargamento” e Covid-19

Scenari dell’integrazione europea nei Balcani tra “fatica di allargamento” e Covid-19

Scenari dell’integrazione europea nei Balcani tra “fatica di allargamento” e Covid-19 724 1024 IIF

In Europa – intesa dal punto di vista geografico – esiste una regione che è stata a lungo considerata come “l’Altro”, qualcosa di estraneo e apparentemente lontano, un luogo spesso dipinto come tribale e caratterizzato da conflitti perenni: i Balcani. Eppure, nei secoli, questa regione ha giocato un ruolo fondamentale per le sorti del vecchio continente. Egidio Ivetić, uno dei più importanti storici dell’area, ha definito i Balcani come un luogo «non più Occidente, non ancora pienamente Oriente. Di certo un meridione, ma in gran parte a sé rispetto al Mediterraneo». Dalla fine dell’esperienza jugoslava nei primi anni Novanta, i Balcani hanno rappresentato un importantissimo banco di prova per la politica estera dell’Unione Europea, posta di fronte alla necessità storica di integrare la regione nel proprio sistema.

Marco Siragusa, politologo esperto dell’area balcanica, presenta in questo paper – primo numero della serie CEF Research Paper Series del Center for European Futures – un bilancio di quello che è stato il rapporto tra Unione Europea e Balcani dagli anni Novanta, per poi analizzare le conseguenze, sia nelle relazioni tra le parti che a livello interno dei singoli Paesi, delle due grandi crisi dell’ultimo decennio: quella economica del 2008 e quella pandemica provocata dal Coronavirus. Il paper prova infine a ipotizzare alcuni possibili scenari futuri per l’area, specificamente in relazione al rapporto con l’Unione e con altri attori globali.

In quest’ultima parte sono tracciati diversi possibili scenari futuri, suddivisi in due macro-traiettorie. La prima si basa su un’evoluzione positiva del rapporto tra Unione Europea e Balcani occidentali alla luce dei progressi compiuti da questi ultimi in campi come lo stato di diritto, le performance economiche e la riconciliazione regionale. Questa traiettoria delinea tre esiti principali classificati per “gradi di ottimismo”: integrazione minima, parziale e totale.
La seconda traiettoria, di segno diametralmente opposto, si caratterizza per un approccio pessimista. In questo caso, processi già in fieri come il mantenimento del potere da parte di partiti nazionalisti, l’esasperazione delle diatribe regionali, l’influenza esercitata da altri attori globali o addirittura la fine dell’Unione Europea stessa, potrebbero portare al completo fallimento della politica di allargamento. Anche in questo caso sono delineati tre esiti possibili: interruzione del processo di adesione, superamento dell’Unione Europea, e riattivazione dei conflitti regionali.

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