Con il seminario di novembre, organizzato a Napoli dall’11 al 15 di questo mese, si sono concluse le attività transnazionali del progetto europeo T.A.K.E. PART, acronimo di “Transnational Activities for Key digital skills in Engagement and youth PARTicipation“, che ha visto coinvolti nel corso del 2019 ben 100 giovani under-30 da Albania e Italia in un lungo percorso con l’obiettivo di individuare soluzioni di democrazia partecipativa digitale per un più attivo coinvolgimento dei giovani cittadini europei nei processi decisionali. Il progetto, finanziato nell’ambito del programma Erasmus+ azione KA3 (“Dialogo strutturato per il sostegno alla riforma delle politiche”), è stato coordinato dall’Italian Institute for the Future (IIF) in collaborazione con lo European Movement Albania (EMA), con sede a Tirana. Nei due seminari di giugno e novembre a Napoli, i giovani partecipanti hanno dialogato con esperti, docenti, ricercatori e decisiori politici per poi lavorare in quattro gruppi tematici avanzando, al termine dei seminari, proposte pratiche per migliorare la democrazia attiva in Europa, in vista delle trasformazioni prevedibili nei prossimi dieci anni.
Quattro i temi al centro delle attività dei ragazzi: democratic awarereness (campagne digitali per accrescere la consapevolezza dei processi democratici, uso di app per informare i giovani sulle procedure elettorali), social democracy (uso di social network per incoraggiare il dialogo tra cittadini e istituzioni, gruppi digitali e forum orizzontali di discussione tra cittadini per risolvere problemi che riguardano le loro comunità), participatory democracy (bilanci partecipativi nelle comunità locali, strumenti di consultazione online per le associazioni giovanili e i gruppi informali), platform democracy (piattaforme digitali per proposte e votazioni su iniziative dei cittadini, progetti pilota di voto online nelle elezioni locali e nazionali).
Sul versante della consapevolezza democratica e dell’educazione ai principi democratici, il team “democratic awareness” di giugno ha proposto di sfruttare le tecnologie digitali per introdurre lezioni interattive di politica fin dalle scuole primarie, mentre nelle scuole secondarie potranno essere introdotte piattaforme per la partecipazione ai processi decisionali che riguardano la propria scuola e progetti per riconoscere e smascherare le fake news; mentre il gruppo di novembre, dopo un’analisi dei possibili scenari al 2030 (caratterizzati da crescente alienazione e individualismo, declino della partecipazione politica, diffusione di deep fake politici e pervasività del digitale), propone una piattaforma basata sul concetto di gamification: intitolata “Gameocracy“, consentireebbe ai partecipanti di simulare decisioni politiche e relative conseguenze in un sistema sociale virtuale, definendo la distribuzione delle risorse di bilancio, implementando policy innovative e verificandone i risultati, con “premi” reali per incoraggiare la partecipazione attiva alla piattaforma.
I gruppi che hanno affrontato il tema della social democracy hanno elaborato due diverse proposte: il gruppo di giugno ha presentato “DigiDemo“, una app per avanzare proposte e votare su temi specifici, con un news feed che raccoglie post delle istituzioni europee, strumenti di live video e una registrazione personale basata sul documento d’identità per evitare account fake. Il gruppo di novembre ha invece affrontato soprattutto il crescente problema della disoccupazione tecnologica, che rappresenterà un’autentica emergenza nel 2030: pertanto, il progetto di social network (intitolato “2E-Collab“) mira a formare e potenziare le soft skill degli utenti (studenti, giovani professionisti, disoccupati) per un migliore accesso al mercato del lavoro, attraverso il coinvolgimento di enti di formazione, centri per l’impiego ed enti locali (il progetto pilota andrebbe testato in una municipalità), sulla base della convinzione che una crescente disoccupazione costituisca un pericolo per la stabilità democratica del futuro.
Per promuovere la democrazia partecipativa, il team di giugno propone un portale online gestito dal governo che consenta ai cittadini l’accesso a tutti i documenti che li riguardano (dalle ricette mediche ai registri scolastici) grazie a una crescente digitalizzazione e uniformazione di procedure ed enti, includendo anche strumenti di partecipazione attiva come la definizione di budget, attività di crowdfunding e crowdsourcing per progetti, interazione con esponenti delle istituzioni e un social credit system che preveda ricompense (non monetarie) per i cittadini maggiormente attivi; il portale sarebbe accessibile anche a chi non ha connessione o strumenti come smarphone o PC, grazie a postazioni installate in tutte le sedi istituzionali e la possibilità di stampare documenti. La app proposta dal team di novembre è invece pensata per essere adottata a livello europeo, ma adattata alle specificità regionali (in considerazione dei diversi sistemi sociali e politici), nonché personalizzata a seconda dell’utente: permette al cittadino di intervenire nei processi deliberativi locali, avanzando e votando proposte e definendo in modo partecipativo l’allocazione del budget.
Il progetto Demo.gov proposto dal team “platform democracy” di giugno prevede una piattaforma con tre livelli (locale, nazionale ed europeo) dove i cittadini possono agire da “reporter” informando i responsabili delle istituzioni di cosa non va nella loro città (inviando foto e video), avanzando e votando proposte. “SmartDemo” è invece il progetto del gruppo di novembre, una piattaforma open-source che da un lato consente ai cittadini di informarsi in occasione di elezioni, e dall’altro permette loro di partecipare attivamente ai processi deliberativi. Nel primo caso, strumenti di data analysis permettono di comprarare i programmi dei partiti politici su temi specifici, consentendo ai cittadini un rapido confronto e la possibilità di votare le proposte che ritengono migliori; nel secondo caso, quando il cittadino riporta la presenza di un problema nel proprio contesto locale, un sistema basato sulla blockchain consente di verificare ogni passaggio dell’iter decisionale fino alla soluzione del problema, mettendo a disposizione del cittadino una ricompensa per il suo attivismo.
“Nei due seminari di giugno e novembre è stato possibile toccare con mano la straordinaria competenza tecnica dei partecipanti, in termini di strumenti digitali e di questioni sociali e politiche”, commenta il presidente dell’IIF, Roberto Paura. “La tecnologia, da sola, non è mai la soluzione; ma T.A.K.E. PART ha dimostrato che, se si unisce la competenza strumentale dei nativi digitali con la comprensione delle sfide di lungo termine della politica europea, possono emergere proposte radicalmente innotative. Spetta alla generazione under-30 trovare le soluzioni ai problemi che affliggono le moderne democrazie in Europa”.
“Nel lungo percorso, iniziato a marzo di quest’anno, i ragazzi hanno analizzato lo stato dell’arte della democrazia digitale nei propri contesti di riferimento, vale a dire a Napoli e nel resto d’Italia, e a Tirana e nel resto dell’Albania”, spiega Daniela Porpiglia, project manager di T.A.K.E. PART. “Successivamente hanno analizzato, con metodologie come l’analisi SWOT, pro e contro delle principali piattaforme di democrazia digitale, come Decidim, LiquidFeedback e Rousseau. Nel corso dei seminari, hanno impiegato una metodogia di previsione, il metodo Shell, per immaginare gli scenari del 2030 ed elaborare proposte pratiche in grado di affrontare le tendenze che da oggi a dieci anni rischiano di far deragliare i sistemi democratici europei”.
Il progetto si concluderà a marzo 2020 con la pubblicazione di un Handbook for youth engagement and participation through digital democracy in Europe con i documenti prodotti dai partecipanti. Le presentazioni dei progetti, i video delle conferenze degli esperti, le foto e altri materiali sono disponibili sulla pagina del progetto: https://www.instituteforthefuture.it/progetti/take-part-transnational-activities-for-key-digital-skills-in-engagement-and-youth-participation/
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