Il 17 marzo 2016 sembra un giorno normale ad Ankara: in una domenica pomeriggio come tante nel quartiere di Kizilay un gruppo di persone attende l’autobus alla fermata. È invece un giorno che i turchi non dimenticheranno.
Alle 17.30 un’autobomba esplode proprio in quel punto nevralgico della città, causando 37 morti e 125 feriti. L’attacco, secondo le autorità turche, sarebbe riconducibile ai seguaci dell’organizzazione terroristica del Pkk curdo.
Come reagisce l’Unione Europea dinanzi alla minaccia del terrorismo, continuamente in espansione, e al pernicioso legame tra il fattore ideologico ed economico nella commissione degli attentati? L’ultima iniziativa della Commissione europea, un Piano d’azione approvato lo scorso 12 febbraio, consiste in un sistema di misure volte a contrastare l’utilizzo abusivo del sistema finanziario a scopo di finanziamento del terrorismo.
L’articolo analizza i quattro settori d’intervento in cui è articolato il nuovo Piano, la cui implementazione – prevista per i quattro trimestri dell’anno in corso e del 2017 – è rimessa all’azione della Commissione, di quest’ultima in accordo con l’Alto Rappresentante dell’UE e degli Stati membri, che considerano il contrasto al terrorismo in ambito interno e nelle relazioni con i Paesi del Mediterraneo/Medio Oriente.
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