Le ultime settimane hanno rappresentato per l’Italia un periodo fertile per quanto riguarda l’accesso allo spazio su base commerciale. Per partire dalla fine, solo qualche giorno fa è stato firmato a Roma il Memorandum of Cooperation tra la statunitense Federal Aviation Administration (FAA), l’Ente Nazionale per l’Aviazione Civile (ENAC) e l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) sul “COMMERCIAL SPACE TRANSPORTATION”. In realtà, si tratta della rivisitazione di un analogo accordo firmato due anni fa tra FAA e ENAC ed ora esteso all’ASI. Obiettivo è lo studio comune delle problematiche tecniche, operative e normative per realizzare in Italia voli suborbitali fino alla cosiddetta Linea di Karman a 100 km di quota. Con questo Memorandum, l’Italia si consolida primo paese europeo ad imbarcarsi sulla strada dell’accesso commerciale allo spazio.
A questo accordo è collegato un altro accordo tra ENAC e Aeronautica Militare (AM) per gli studi operativi connessi. Se l’ENAC ha costituito un gruppo di lavoro per sviscerare le problematiche relative all’adozione di adeguate normative, l’AM sta studiando la gestione delle traiettorie di accesso alla suborbita ricercando anche possibili siti a terra, meglio noti come spazioporti (adibiti al vero e proprio trasporto spaziale). Tenuto conto che gli aspetti di sicurezza giocano il ruolo principale in questa partita, emerge gioco forza che l’area del Tirreno appare di principio la più idonea, ma anche quella dello Ionio non è da meno.
Su altro fronte e stavolta tutto nazionale, il Centro Studi Militari Aeronautici Giulio Douhet (CESMA) dell’Associazione Arma Aeronautica ha organizzato e condotto per oltre un anno e mezzo un gruppo di lavoro sul volo ipersonico suborbitale a cui hanno partecipato università, centri ricerca, industrie grandi e piccole, distretti aerospaziali, associazioni. I risultati dello studio sono stati ufficialmente presentati presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, raccogliendo consensi e grande sensibilità politica all’ampiezza degli stakeholder partecipanti. Tali risultati possono riassumersi nei seguenti punti: (i) il volo a basso-ipersonico (Mach 4-5) di un velivolo di piccole dimensioni è ragionevolmente possibile in tempi brevi se si esclude di accedere all’orbita, (ii) le tecnologie abilitanti sono sostanzialmente disponibili, (iii) l’Italia ha diverse di queste tecnologie e può giocare un ruolo primario in uno sviluppo internazionale nel settore, (iv) possibili spazioporti sono da ricercarsi tra le regioni Puglia (Grottaglie), Campania (Grazzanise), Sardegna (Decimomannu, Tortolì), con la coppia Grazzanise-Tortolì particolarmente attraente per sicurezza dato che entrambi gli aeroporti di trovano di fatto sul Tirreno.
La settimana scorsa infine si è tenuto il 2nd International Symposium on “Hypersonic Flight: from 100,000 to 400,000 ft” presso la Biblioteca Centrale Nazionale a Roma. Durante l’evento sono stati presentati e dibattuti i vari temi chiave della materia, dalle normative agli aspetti tecnici e a quelli di mercato, toccando anche le analisi di business. Alla presenza e con il coinvolgimento di rappresentanti delle agenzie spaziali americana NASA, europea ESA, giapponese JAXA, tedesca DLR ed italiana ASI, alla presenza di grandi industrie come la Thales Alenia Space Italia e MBDA, di centri di Ricerca come il CIRA e di diverse università, è chiaramente emerso che le cose sono ormai mature per fare il fatidico salto di qualità e passare alla fase realizzativa.
L’astronauta italiano Gen. Roberto Vittori, oggi Space Attaché all’Ambasciata Italiana a Washington e promotore degli accordi FAA-ENAC, ha sottolineato che l’Italia è particolarmente adatta per i voli suborbitali per il turismo spaziale perché è circondata dal mare ed offre quindi una maggiore sicurezza intrinseca alle operazioni, perché le condizioni climatiche sono particolarmente favorevoli in termini di bel tempo e visibilità. Ha inoltre sottolineato che, in quanto pilota, ama pensare di poter andare presto nello spazio con sistemi dotati di ali. Alla domanda posta dal giornalista Gregory Alegi, moderatore della tavola rotonda finale, se sia meglio portare lo spazio a quote più basse oppure l’aeronautica a quote più alte, noi del Center for Near Space abbiamo evidenziato che la vera questione è se vogliamo considerata l’inevitabile impatto con l’atmosfera un vincolo o un’opportunità. In quest’ultimo caso, invece di ricercare soluzioni ingegneristiche per minimizzarne gli effetti, è necessario ottimizzare l’interazione velivolo-atmosfera per trarre il più possibile vantaggio: portanza in fase di ascesa verso lo spazio e durante il rientro, ovvero VOLARE verso e dallo spazio. Il progetto HYPLANE proposto da Trans-Tech srl e Università di Napoli si basa appunto su questo approccio.
Restano le solite questioni dei finanziamenti; il Center for Near Space, alla tavola rotonda, ha sostenuto anche la necessità di un cambio di paradigma nello sviluppo di questo settore di nicchia ed ha sottolineato la fattibilità finanziaria con approccio privato di un progetto come HYPLANE.
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