• 11 Dicembre 2018

Esce in Italia “Lo Stato del Futuro”, il rapporto del Millennium Project sulle sfide dell’umanità

Esce in Italia “Lo Stato del Futuro”, il rapporto del Millennium Project sulle sfide dell’umanità

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L’Italian Institute for the Future, in collaborazione con il nodo italiano del Millennium Project, porta in Italia l’ultima edizione del rapporto Lo Stato del Futuro realizzato dal Millennium Project, think-tank internazionale nato nel 1996 con sede a Washington focalizzato sui futures studies. Il volume ospita l’annuale Indice sullo Stato del Futuro (SOFI, State of the Future Index), un indice aggregato che tiene conto dei progressi compiuti in 15 sfide globali identificate dal Millennium Project e fornisce un’indicazione dello sviluppo o del regresso del nostro futuro. Il SOFI 19.1 mostra che in generale il mondo continua a migliorare, sebbene a un ritmo più lento di quanto accaduto negli ultimi 27 anni. Il tasso di miglioramento del SOFI nel prossimo decennio sarà infatti dell’1,14% rispetto al 3,14% del periodo 1990-2017, principalmente a causa dell’incertezza economica perdurante dopo la Grande recessione, ma anche per i timori legati al terrorismo e ai problemi di lungo periodo posti dall’automazione del lavoro.

Lo Stato del Futuro presenta in dettaglio l’evoluzione delle 15 sfide globali individuate dal Millennium Project: cambiamenti climatici, accesso all’acqua, crescita della popolazione, democratizzazione, potenziamento dei processi decisionali, accesso alle nuove tecnologie, disparità di reddito, salute, educazione, guerre e conflitti, condizione delle donne, crimine organizzato, fabbisogno energetico, progresso scientifico e tecnologico, etica nelle decisioni globali. Il rapporto indica miglioramenti in buona parte di questi ambiti, ma anche peggioramenti, soprattutto nei settori legati all’ambiente: aumento della CO2 atmosferica, diminuzione delle risorse d’acqua dolce, della superficie forestale, della biocapacità. Nessun progresso invece nelle sfide relative alla crescita della percentuale di PIL destinata a ricerca e sviluppo, nella riduzione delle disparità di reddito e della disoccupazione globale, nel contrasto alla corruzione. Questioni che mettono a repentaglio lo sviluppo umano nei prossimi decenni.

Lo Stato del Futuro si concentra poi sue due macro-temi: le tecnologie per il contrasto al terrorismo con orizzonte il 2035 e il rapporto tra tecnologia e lavoro con orizzonte il 2050. Si tratta della sintesi di workshop organizzati, nel primo caso, in collaborazione con la NATO per progettare scenari di pre-detection del terrorismo attraverso lo sviluppo di nuove tecnologie di sorveglianza, tenendo conto però dei rischi per le libertà personali e per le democrazie connessi a uno stato di controllo globale; nel secondo caso, il rapporto presenta le conclusioni di decine di workshop tenuti in tutto il mondo (tra cui l’Italia, grazie al nodo italiano del Millennium Project) coinvolgendo esperti e cittadini nella produzione di scenari sul problema della disoccupazione tecnologica.

Numerose le raccomandazioni del Millennium Project ai decisori politici per affrontare le sfide indicate nel rapporto. Si va dall’istituzione di commissioni parlamentari sul futuro, sull’esempio della Finlandia, all’esplorazione di forme di reddito di base in vista di un futuro in cui il costo della vita calerà sensibilmente grazie allo sviluppo tecnologico; dall’aumento delle diete vegetariane alla produzione di carne senza allevamenti e all’introduzione degli insetti nelle diete umane; dalla tassazione delle nuove tecnologie per finanziare i sistemi di welfare all’introduzione della medicina preventiva nei sistemi sanitari. Il Millennium Project suggerisce inoltre l’istituzione di una nuova procura per i reati economici internazionali su mandato ONU e un’Organizzazione Internazionale per la Scienza e la Tecnologia che sovrintenda la ricerca mondiale ed eviti lo sviluppo di progetti potenzialmente rischiosi per la civiltà umana, da applicazioni sconsiderate dell’ingegneria genetica allo sviluppo di superintelligenze artificiali prive di etica.

“Sono tanti i punti su cui concentrarsi, non c’è un unico risultato di una decisione ma varie possibili conseguenze, vari futuri alternativi per i prossimi dieci, venti, trenta anni: dobbiamo vedere quali sono i possibili impatti di qualunque decisione, intesa come direzione più probabile o desiderabile da auspicare fra i futuri alternativi, e possiamo cercare di farlo partendo dagli studi contenuti nello Stato del Futuro 19.1 del Millennium Project, premiato recentemente come lavoro sui futuri più significativo del 2018 dall’International Association of Professional Futurists”, sottolinea Mara Di Berardo, responsabile del nodo italiano del Millennium Project.

Secondo la professoressa Eleonora Barbieri Masini, decana mondiale degli esperti di futures studies e prima segretaria della World Futures Studies Federation fondata nel 1973 a Parigi, “Un futuro non è mai certo: chi fa futures studies lo sa bene e questo è il motivo per cui, anche in Italia, spesso non si prendono decisioni. Tentare di costituire un gruppo che guardi al futuro sembra difficile, probabilmente perché non possiamo essere sicuri di cambiare un ambito verso una specifica direzione. Così facendo, però, dimostriamo di non renderci conto che ciò che decidiamo oggi ha un impatto sul nostro e sull’altrui futuro, mentre dovremmo scegliere una direzione perché riteniamo che sia più probabile o desiderabile”.

Roberto Paura, presidente dell’Italian Institute for the Future che porta in Italia questa edizione dello Stato del Futuro, rimarca l’esigenza di un sistema politico italiano più attento alle grandi sfide del futuro e all’introduzione di politiche anticipanti: “Lo Stato del Futuro stimola tutti i paesi del mondo a basare le proprie politiche su visioni di lungo termine: l’Indice dello Stato del Futuro può essere adattato a ciascun contesto nazionale, come quello italiano, e fornire indicazioni precise sugli ambiti in cui intervenire. Occorrono unità di previsione sociale in tutti i livelli di governo e nel Parlamento italiano per invertire la tendenza verso un presentismo che rischia di rendere il nostro paese vittima di un grande choc del futuro”.

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