Il futuro non è uno “spazio vuoto” e può essere “colonizzato”. C’è sempre più bisogno di democratizzare i futuri. Le “immagini di futuro” di un individuo come di una comunità o di una organizzazione condizionano e ispirano le azioni di oggi, ma anche i valori, le aspettative e persino le percezioni del presente. La questione è oggetto di una varietà di studi in diverse discipline e da diverse prospettive, dalle scienze cognitive, alla psicologia sociale, alle scienze politiche agli studi di futuro. Soprattutto in quest’ultimo ambito, si esplora come la definizione e l’uso dei futuri condiziona il presente e, in un “feedback in avanti”, lo stesso sviluppo dei futuri possibili. Nei sistemi anticipanti si distinguono infatti “feedback” e “feedforward”.
Il futuro è denso di significato e tutt’altro che vuoto. In alcuni casi li futuro potrebbe persino essere usato come una “discarica di responsabilità”. Si pensi dal punto di vista economico alle politiche che promuovono spese pubbliche a debito, che saranno ripagate con altro debito. In questi casi si può dire che si “scarica nel futuro” una responsabilità, delegando ad altri che verranno il ripagare i debiti. Questi “pagherò” non riguardando necessariamento un soggetto creditore predefinito, possono includere anche “esternalità negative” per l’ambiente e la società, per cui lasciamo alle tecnologie e/o alle prossime generazioni il compito di compensare in un futuro indeterminato gli impatti di oggi (es. lo sovrasfruttamento delle risorse naturali). L’Earth Overshoot Day segna la data in cui la domanda dell’umanità di risorse e servizi ecologici in un dato anno supera ciò che la Terra può rigenerare in quell’anno o, con la metafora di cui sopra, il giorno in cui la società va a debito con la Terra.
Il futuro può anche essere un “terreno di conquista” di forze economiche o politiche attraverso cui indirizzare oggi preferenze, processi sociali o attività degli individui, orientandoli verso orizzonti predefiniti o vaghi scenari purché a beneficio dei soggetti di quelle forze. In questi casi si può parlare di “consumo” di futuri, quando la varietà dei futuri possibili si chiude o viene convogliata verso orizzonti preferibili da un numero ristretto di soggetti, l’opposto di una “apertura” dei futuri. L’apertura dei futuri e il mantenerli aperti richiede la responsabilità e lo sforzo di una moltitudine di soggetti e la “fatica” di accettare molteplici futuri possibili e convivere con l’incertezza che ne consegue. Ovviamente tale incertezza dovrebbe essere tale da promuovere l’evoluzione della comunità, attraverso processi di adattamento, anziché la sua disgregazione. Quindi esiste un livello di incertezza “salutare” come in psicologia si distinguono eu-stress (livello di stress costruttivo, che aumenta le risorse personali) e di-stress (degenerativo, che mina le capacità di agire).
L’attivazione di una attitudine proattiva nella/con la cittadinanza è indispensabile per mantenere aperti i futuri e le possibilità del bene pubblico. Si tratta di democratizzare i futuri e non solo il presente, la società di oggi, i processi di governo attuali. I processi sociali, i valori o le preferenze di oggi sono sì il risultato del passato ma anche, forse in modo meno visibile, influenzati dalle immagini di futuro proposte e promosse.
Il numero 15 di FUTURI, rivista italiana di futures studies, vuole raccogliere una selezione di esperienze, casi, studi applicativi che riguardano il tema “democratizzare i futuri”. Sono i benvenuti metodi, approcci, resoconti di esperienze partecipative purché con un esplicito riferimento ai futuri e all’uso di strumenti e concetti propri degli studi di futuro. Quali riflessioni, esperienze e casi applicativi stanno contribuendo a democratizzare i futuri (in Italia)?
I curatori sollecitano proposte su aspetti pratici e teorici, nonché su studi sperimentali. Tra gli argomenti di interesse del numero speciale segnaliamo a titolo di esempio:
- Esperienze partecipative per la definizione dei futuri desiderabili, tra quelli possibili.
- Nuove metodologie di anticipazione di tipo partecipativo.
- Scenari sui futuri della democrazia.
- De-colonizzazione dei discorsi sul futuro.
Guest Editors: questo numero è curato da Rocco Scolozzi (Università di Trento), Vincenza Pellegrino (Università di Parma) e Alberto Robiati (ForwardTO).
Istruzioni per l’invio dei contributi
Gli articoli devono avere una lunghezza compresa tra le 25.000 e le 35.000 battute (inclusi spazi e bibliografia).
La bibliografia, citata con il sistema americano autore-data all’interno del testo, sarà redatta seguendo gli esempi di seguito:
- Arnaldi S., Poli R. (a cura di), La previsione sociale. Introduzione allo studio dei futuri, Carocci, Roma, 2012.
- Beckert J., Imagined futures: Fictional expectations in the economy, «Theory and Society», vol. 42 n. 3, 2013.
- Fucile G., E rimarrà solo un apriscatole. Cultura del consumo e apocalissi letterarie, in Paura R., Verso F. (a cura di), Antropocene. L’umanità come forza geologica, Future Fiction, Roma, 2018.
All’interno del testo, le citazioni saranno effettuate utilizzando le virgolette a sergente («»).
Gli autori sono invitati a inviare i loro contributi per e-mail all’indirizzo segreteria@futureinstitute.it entro e non oltre il 15 marzo 2021.
La valutazione dei contributi di questo numero sarà subordinata a una modalità partecipativa di referaggio double-blind: gli autori si impegnano a valutare almeno un contributo di un altro autore sulla base dei criteri di qualità metodologica, rilevanza del tema, originalità, significatività e chiarezza. I nomi e le affiliazioni degli autori non devono apparire nei contributi inviati.
L’uscita del numero è prevista per il giugno 2021. Gli autori riceveranno, oltre alla copia digitale del fascicolo, una copia omaggio cartacea.
Per maggiori informazioni è possibile contattare i guest editor: rocco.scolozzi@unitn.it; vincenza.pellegrino@unipr.it; alberto.robiati@futuripossibili.it.
FUTURI è una rivista semestrale sui futures studies, edita dall’Italian Institute for the Future in volume e in digitale. È riconosciuta rivista scientifica in Italia per l’Area 14 (Scienze politiche e sociali).